La Selva del Lamone
ed il Lago di Mezzano
Estesa per circa 2000
ettari, la Selva del Lamone è caratterizzata da un suolo pietroso di rocce vulcaniche,
originate dall'ultima eruzione dell'antico vulcano Vulsinio (il cui cratere è oggi
occupato dal Lago di Bolsena). La Selva è famosa come luogo inospitale e disagevole.
Annibal Caro, ad esempio, sciveva nel 1537: "Entrammo poi in
una foresta tale, che ci smarrimmo; tempo fu ch'io credetti di non aver mai più a capire
in paese abitato, trovandone rinchiusi e aggirati per lochi dove l'astrolabio e 'l
quadrante vostro non arrebbono calcolato il sito de' burroni e gli abissi de' catrafossi
in che ci eravamo tidotti (...) stracicar dietro un balordo per quelle catapecchie, senza
saper dosi vi foste, nè quando, nè che v'avreste a magnare."
Proprio alla
impenetrabilità è legata la fortuna del Lamone sin dall'età preistorica. Gli antichi
frequentatori della Valle del Fiora riservarono un particolare interesse alla selva,
testimoniato dalla miriade di villaggi posti sui marcini dell'ultima eruzione risalente a
50000 anni fa.
Nel periodo estrusco sono segnalati almeno sette abitati fortificati posti a
controllo del corso d'acqua principale, l'Olpeta.
Altro momento di particolare frequentazione del Lamone si è avuto
durante l'800 quando si sviluppò il fenomeno del brigantaggio. I Brignati trovarono
infatti comodo rifugio nella impenetrabile Selva e il più popolare Domenico Tiburzi, fu
noto anche come Re del Lamone. Più recentemente la Selva è stata frequentata solo da
carbonai, ormai scomparsi, e da pastori di capre, unici animali domestici capaci di
adattarsi all'ambiente (dal testo Guida alla Maremma Antica).
La Selva del Lamone
viene percorsa a cavallo con una guida che conosce perfettamente il territorio ... onde
evitare cio' che scrisse Annibal
Caro.